Raffaele Astore – RockGarage

Quello che ho appena ascoltato per poter essere recensito sulle pagine di RockGarage è uno degli album più belli di questo “amaro” 2020 che speriamo vada via al più presto. I Labasheeda, provenienti da Amsterdam, dopo aver esordito nel lontano 2006 con Charity Box ed aver prodotto diversi lavori e diverse compilation negli anni, si presentano ora con questo stupefacente Status Seeking un album che spazia tra alternative rock, punk, indie, post-hardcore ma che a differenza di quanto ci si potrebbe aspettare, non disturba i timpani anzi, i suoni giungono limpidi, piacevoli all’ascolto grazie anche all’uso di una voce vellutata, a volte morbida, mai aggressiva, piacevole è forse dir poco.

Turn Up the Volume!

Turn Up The Volume: Is punk dead? Maybe. Is rock dead? Maybe. Is slacker dead? Maybe. Is pop dead? Maybe. Is indie dead? No way. As long as music junkies like these blend all aforementioned genres into a compelling sound of non-arty-farty and non-money-greedy honesty with a thrilling twist of their own, indie will be alive kicking. It only takes you 36 minutes to find out what I’m raving about.”

Michael Schramm – Ox Fanzine

Labasheeda machen laut eigener Aussage “Art Punk”. Die niederlandische Band rund um Sangerin Saskia van der Giessen gibt es seit 2004. So richtig punkig ist das neue Album Status Seeking zwar nicht – macht aber trotzdem Spas. Irgendwo zwischen Indie und Garage-Rock haben die Songs ihre Lucke gefunden, wie der Opener ‘Dark Dream’ oder das flotte ‘Interruption’ zeigt. ‘Reunion’ klingt wie eine noisige Variante von Cat Power.